“Sono troppo convinta che […] nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d' un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso”. “Lettera a un bambino mai nato”, Oriana Fallaci Mai attuale come adesso è stata questa frase. Un figlio, un segno mandatoci dalla vita per dimostrarci che non è mai stato così bello vivere, incorniciare quella foto già bella di per sè, rendendola ancora più unica e ai limiti della perfezione. Vedere nel monitor dell’ ecografo quel piccolo corpicino che si muove, a cui batte il cuore e che magari mette il dito in bocca, sentire i calcetti sulla pancia e vederlo al proprio fianco in quel fatidico giorno, sono tutte emozioni splendide che vive una neomamma in questo magnifico viaggio che la accompagna per ben nove mesi.
Ma purtroppo non tutti riescono a compiere questo viaggio, deviando a volte la rotta verso un destino molto duro da accettare. Sì, perché è un destino che spietatamente mette faccia a faccia i futuri genitori con l’ impossibilità di poter completare quella foto con la cornice: l’ impossibilità di mettere al mondo un bambino. Questo perché, se da una parte l’ idea di completare una famiglia, biologicamente parlando, prevede che avvenga entro una certa età, dall’ altro versante troviamo una società nella quale ci sono altre priorità: si cerca di completare gli studi e di trovare un lavoro, oggi come oggi solo per pochi eletti, perché mettere al mondo un figlio senza una base economica alle spalle è difficile, non impossibile, ma purtroppo contro tendenza nell’ epoca che viviamo. Dovendo posticipare la maternità e la paternità, quindi, si va incontro ad altri tipi di ostacoli che possono intralciare questo progetto: ad esempio l’ età. Con il crescere degli anni, infatti, soprattutto per la donna è sempre più difficile diventare mamma. Secondo la natura, infatti, le donne a vent’ anni dovrebbero essere già tutte mamme! E allora seguire la società o la natura? “Questo è il dilemma”. Un altro ostacolo da non sottovalutare è rappresentato dall’ infertilità maschile, che è sempre più in crescita. Forse per uno stile di vita sbagliato. Forse per altri motivi ancora sconosciuti. Il fatto è che con il passare del tempo, per problemi di varia natura, il regalo di cui parlava la Fallaci sta diventando sempre più un miraggio. Ed è per questo che ultimamente abbiamo sentito ripetere dai mass media l’ espressione fecondazione eterologa. Con questo termine si indica un tipo di fecondazione, la quale prevede che il seme o l'ovulo provengano da un soggetto esterno alla coppia che desidera avere un figlio. Dal 9 Aprile 2014 in Italia, secondo la legge 40, è possibile utilizzare questo metodo per procreare. Così anche quelle coppie meno fortunate possono realizzare quel sogno tanto agognato. Sia i donatori del seme o dell’ ovulo sia i futuri genitori devono avere caratteristiche ben precise: ad esempio per i donatori gli uomini devono avere fra i 18 e 45 anni, mentre le donne fra i 18 e i 35 anni; i riceventi, invece, devono possedere un certificato che attesti l’ infertilità, le donne devono essere in età fertile e la coppia deve essere sposata oppure convivere in modo stabile. Una volta individuati i requisiti necessari per entrambe le parti si inizia con la Pma, ovvero la procreazione medicalmente assistita, la quale consiste in tecniche di primo, secondo e terzo livello: quelle di primo livello prevedono l’ ingresso del liquido seminale nella mucosa uterina; invece, quelle di secondo, essendo più complesse rispetto a quelle di primo, in quanto il grado di infertilità è più elevato, attuano la fertilizzazione in vitro con il trasferimento di embrioni; infine vi sono le tecniche di terzo livello, quelle meno utilizzate, in quanto considerate invasive. In tutto questo, indipendentemente dalle tecniche utilizzate, la coppia si scontra con la dura realtà dell’ infertilità e con il fatto che quel bambino che nascerà non sarà il frutto solo di quella coppia, ma anche di un genitore esterno, che ha dato un grande aiuto nel far ripartire una macchina dagli ingranaggi un po’ arrugginiti, un genitore che ha donato la vita. E’ proprio per questo motivo che il nascituro, una volta compiuti i 25 anni, potrà decidere o meno di conoscere il terzo genitore. Non tutti, però, sono d’ accordo con la fecondazione eterologa: perché forzare la natura quando l’ organismo stesso non è in grado di concepire? Perché sottoporre la coppia ad uno stress psico-fisico, pur sapendo che la possibilità di riuscita è in molti casi bassa e non ricorrere all’ adozione che pur sempre rappresenta un atto di amore verso gli altri e verso se stessi? Sono tante le domande che in queste situazioni vengono spontanee, come varie sono le possibilità che oggi la coppia in difficoltà nel procreare ha a sua disposizione: fecondazione eterologa, fecondazione omologa, adozione. Modi diversi rivolti verso un unico fine che da sempre rappresenta un atto di amore: la vita.
Martina Carletti
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