"Vi propongo un patto educativo - dice Renzi - non l'ennesima riforma, non il solito discorso che propongono tutti i politici, una cosa diversa. Abbiamo un anno di tempo per rivoluzionare la scuola italiana. Sarà bellissimo - dice Renzi lanciando una campagna di ascolto sulle linee guida della scuola dal 15 settembre al 15 novembre - ascoltare la voce di tutti, perché la scuola non è del ministro né del Presidente del Consiglio. Vi chiedo una mano: i giorni che ci aspettano sono giorni meravigliosi, non buttiamoli via. Abbiamo il coraggio di provare insieme a disegnare la scuola che verrà e forse anche così l'Italia tornerà a essere custode della straordinaria bellezza che ha". La riforma Renzi-Giannini, che mette in ruolo da settembre 100 mila proff. precari e ridisegna la figura del preside, è diventata legge costando al Pd una spaccatura interna che probabilmente non sarà indolore. Il testo è passato con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. Un assenso meno ampio del previsto al quale ha contribuito la decisione di 39 deputati Pd, tra i quali Bersani e Cuperlo, di non partecipare al voto; 24 gli esponenti della minoranza del partito.
Ecco le principali novità:
AL VIA LA SCUOLA DELL'AUTONOMIA - Si realizzerà anche grazie a un organico potenziato. Gli istituti potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo e i presidi avranno a disposizione maggiori strumenti gestionali; OLTRE 100 MILA PROF PRECARI IN RUOLO DA SETTEMBRE - Per questo piano di assunzioni si scorreranno le graduatorie a esaurimento e quelle di merito (vincitori e idonei concorso 2012). I prof occuperanno posti vacanti e disponibili in organico di diritto (circa 48 mila, entro settembre) e posti di potenziamento (oltre 50 mila, da settembre). Secondo il Ministero, ogni istituto avrà a disposizione una media di 7 docenti in più. AUMENTANO POTERI PRESIDI - I dirigenti scolastici diventano leader educativi: dovranno essere i promotori del Piano dell’Offerta Formativa (POF) e dal 2016 potranno scegliere la squadra di docenti per realizzare il progetto formativo del loro istituto. L'individuazione dei docenti («chiamata diretta») avverrà all'interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. PREMI AI DOCENTI PIÙ MERITEVOLI - Dal 2016 sarà istituito un fondo da 200 milioni di euro l'anno per la valorizzazione del merito dei prof. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. ARRIVANO SCHOOL BONUS E DETRAZIONI PER PARITARIE - Chi farà donazioni a favore delle scuole avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. Sono previsti un limite massimo di 100 mila euro per le donazioni e un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell'ammontare delle erogazioni totali. UNA CARD AD HOC PER FORMAZIONE DOCENTI - È un voucher di 500 euro l'anno da utilizzare per l'aggiornamento professionale attraverso l'acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. FARI PUNTATI SU EDILIZIA SCOLASTICA - La riforma prevede un bando (300 i milioni di € a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative e un investimento di ulteriori 200 milioni di € per i mutui agevolati per realizzazione o ristrutturazione delle scuole. Come ogni progetto, ogni iniziativa volta a cambiare o innovare l’esistente, anche la cosiddetta “buona scuola”, presenta aspetti positivi e negativi. Alcune proposte sembrano ispirate al buon senso pratico, altre, a mio giudizio, possono risultare discutibili, se non palesemente errate e peggiorative dell’attuale assetto del sistema scolastico nazionale. Un aspetto che dovrebbe meritare la nostra approvazione riguarda la concessione a tutti i docenti di un bonus di 500 euro annuali ai fini dell’aggiornamento, il quale potrà essere utilizzato per acquistare libri, strumenti didattici e informatici, per visitare mostre e musei, oppure per assistere a spettacoli di provato interesse culturale. I principali punti della contestazione alla riforma riguardano: – la stabilizzazione dei precari che non è ritenuta sufficiente: coinvolgerà meno precari di quanto annunciato (148 mila); – il troppo potere dato ai dirigenti scolastici (mi annovero tra i molti operatori scolastici e giornalisti che stanno aspramente criticando la chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole) in quanto i presidi potrebbero chiamare i docenti secondo le loro idee e indirizzi, eliminando così il principio della libertà culturale e di insegnamento – il rinnovo dei contratti, poiché gli stipendi non vengono aggiornati dal 2008; – gli sgravi per chi decide di iscrivere i figli alle scuole private paritarie. Sia chiaro, non penso che la riforma di Renzi sia sbagliata, la direzione è quella giusta: autonomia degli istituti, responsabilità dei presidi, introduzione del merito (e della valutazione di insegnanti, presidi e scuole), fondi per le strutture e l’aggiornamento professionale, ma resta una riforma parziale, troppo timida rispetto a ciò di cui gli studenti italiani avrebbero bisogno. Ben altre erano le aspettative e potremo applaudire solo quando il focus della riforma sarà davvero centrato sul futuro degli studenti.
Matilde Florese
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